Perché tutti vogliono scrivere ma a leggere sono pochi?

Da alcuni anni è diffuso lo stereotipo secondo cui tutti scrivono e nessuno legge. Anzitutto c’è da chiedersi: si tratta di un luogo comune o esiste un fondo di verità? In effetti qualcosa di giusto c’è e forse proprio a questa tendenza si dovrebbero ascrivere, almeno in parte, le difficoltà del settore. Se troppe persone iniziano a scrivere e sempre meno a leggere, a chi sarà indirizzata l’ingente mole di libri in pubblicazione? Tutti, certo, hanno il diritto di scrivere per raccontare e raccontarsi. Eppure, questa non è un’attività sempre indispensabile. Scopriamo dunque il rapporto tra lettura e scrittura in Italia.

I dati sulla lettura in Italia

Prima di capire quali siano i motivi della differenza numerica tra lettori e scrittori è necessario analizzare qualche dato. Solitamente le percentuali riguardanti il mondo dell’editoria in Italia sono fornite dall’ISTAT. Nel 2021 si è calcolato che ad aver letto almeno un libro è solo il 56% della popolazione.
rapporto tra lettura e scrittura
Secondo ISTAT, ad aver letto almeno un libro nel 2021 è solo il 56% della popolazione italiana
Si tratta dunque di poco più della metà della popolazione italiana, ma consideriamo che una grande fetta di questo gruppo non si è spinto oltre il paio di titoli. La nostra società non offre dunque, soprattutto a livello educativo, un impulso verso la lettura.
Eppure, si nota invece una gran voglia di raccontare. Sempre grazie ai dati ISTAT sappiamo che le case editrici sono circa settemila, la maggior parte delle quali piccole o piccolissime, con un fatturato annuo di meno di un milione di euro. Le opere pubblicate in un anno inoltre sono circa sessantamila. Senza contare quelle proposte ma non ancora prese in considerazione per la pubblicazione! Insomma, il divario tra i lettori forti e gli scrittori (che poi, scrivere un libro, fa di te uno scrittore?) è davvero ampio.

Rapporto tra lettura e scrittura: la fama

Essendo al corrente dei dati appena esposti, si può capire bene che chiunque intraprenda il percorso letterario con l’obiettivo di raggiungere la fama sia completamente fuori strada. Ad aggiungere carne al fuoco ci sono altri dati: le copie vendute anche da scrittori affermati sono davvero poche rispetto al passato e non consentono l’accumulazione di grandi patrimoni. Basti pensare che per entrare nelle classifiche di vendita, tra i primi posti, è sufficiente vendere tre o quattromila copie alla settimana.
Eppure il libro mantiene una certa immagine nel panorama culturale italiano, ed è per questo che calciatori, influencer e personaggi televisivi continuano a voler pubblicare, aiutati da ghostwriter, le proprie storie. Ma si tratta di persone già famose che hanno l’obiettivo di consolidare la propria immagine offrendo ai fan una visione più vera di sé. Questo aspetto della questione è da prendere in considerazione, poiché ormai si tratta di un fenomeno diffuso, ma non rappresenta il nucleo del problema. Infatti queste figure costituiscono solo una piccola parte nel mare di scrittori che vorrebbero affollare le nostre librerie.

I lettori-scrittori

Da chi è rappresentata dunque la gran parte di neo scrittori che si affacciano al mondo editoriale oggi? Chiaramente da lettori! È infatti necessario che chiunque decida di raccontare abbia maturato una certa esperienza e conoscenza di come lo facciano gli altri. La figura del “lettore puro”, che legge senza provare a scrivere, è ormai quasi impossibile da trovare: infatti è normale che chi si appassiona alla lettura sia portato automaticamente a sperimentare ciò che desta così interesse, ma bisognerebbe capire che si può essere degli ottimi lettori senza però avere la stoffa degli scrittori.
rapporto tra lettura e scrittura
Per diventare scrittori è necessario essere grandi lettori, ma il fatto di essere grandi lettori non porta inevitabilmente a una buona scrittura!
Autori di questo tipo sono infatti spesso autodidatti. È vero, con la lettura ci si può avvicinare alle competenze tecniche necessarie per scrivere, ma il salto dall’una all’altra pratica non è necessario o scontato. Dunque, per riassumere: è importante che tutti coloro che scrivono siano grandi lettori ma non il contrario!

Il ruolo della tecnologia

L’esigenza di raccontare e raccontarsi è sempre stata insita nella natura umana, sin dall’antichità. Il fatto che alcune storie di millenni fa, prima trasmesse oralmente, poi su un supporto fisico, siano giunte fino a noi, lo testimonia. Eppure sembra che oggi questo desiderio sia molto più accentuato. Una possibile spiegazione è legata al fatto che viviamo in una società in cui sembra necessario mostrarsi continuamente agli altri.
Le nuove tecnologie, soprattutto i social, ci danno la possibilità di creare un’immagine di noi stessi, anche modificata o inventata, e raccontarla quotidianamente attraverso foto, frasi, video. Si crea così inevitabilmente una narrativa che ci vede come protagonisti. D’altronde, essendo le modalità di trasmissione estremamente democratiche, il diritto di chiunque di esprimersi come vuole è dato ormai per scontato. È probabile che, spinti da questa mentalità ormai diffusa, il salto tra dimensione digitale e analogica per alcune persone sia molto breve. In fondo, che differenza fa raccontare se stessi sui social o tramite una narrazione letteraria?

Rapporto tra lettura e scrittura: il self-publishing

Oltre alla diffusione di una mentalità diversa rispetto al passato, anche gli strumenti a nostra disposizione sono cambiati. Infatti se solo vent’anni fa per pubblicare un libro era necessario trovare la casa editrice giusta, stampare e rilegare il manoscritto, inviarlo per posta e attendere un riscontro, oggi il processo si è notevolmente ristretto. Basta mandare via email il file contenente la storia, senza alcuna fatica economica o temporale se non quella di cercare la casa editrice giusta.
Ma oltre alla semplificazione del metodo di contatto con gli editori, si è aperta anche la strada per un’altra possibilità: quella dell’autopubblicazione. Il self-publishing è ormai una pratica diffusissima. L’avvento del digitale ha dato l’opportunità di pubblicare a tutti in maniera economica e spesso solitaria. Ma è proprio qui che si crea il problema più sostanzioso in cui si insidia lo scompenso tra scrittori e lettori: i primi, pur di raccontare, tendono a fare tutto da sé, i secondi invece si rivolgono soprattutto ai prodotti più conosciuti, i bestseller. Ecco il nodo del problema. Ci sarebbe da chiedersi: è davvero necessario scrivere? Ma anche: cosa sono disposte a leggere le persone?

Katia Tenti. Copyright © 2022 All rights reserved.

rapporto tra lettura e scrittura

Category: Editoria

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